"La ripresa certamente non può essere supportata dall'innalzamento delle tasse - afferma Mauro Campi, presidente provinciale di FIDA (Federazione Italiana Dettaglianti Alimentari) Confcommercio e storica figura dell'enogastronomia locale, esprimendo tutta la sua preoccupazione sui prossimi aumenti IMU e IRPEF preannunciati dal Comune di Ferrara - L'aumento delle tasse, fosse anche di lieve entità, ha un effetto moltiplicatore negativo sulle tasche del consumatore, minando ulteriormente l'attitudine al consumo, proprio in un momento in cui si iniziano a intravedere lievi segnali di crescita. Il comparto del dettaglio alimentare ha peraltro già attraversato un biennio molto difficile tra il 2013 e il 2014 con un calo significativo dei consumi. Senza contare - prosegue Campi - che un provvedimento di tal tipo ha anche una profonda ripercussione sul piano morale: il consumatore di fronte a un prelievo fiscale in aumento è ovviamente intimorito e dunque scoraggiato a spendere. Questi provvedimenti sono quanto mai sbagliati e inopportuni, sia dal punto di vista dei consumatori sia da quello degli stessi imprenditori. Se persino dal livello amministrativo, il più prossimo al cittadino nel quotidiano, non giungono segnali di favore, non è pensabile riscattare le tendenze negative ormai da troppo perduranti".  Le preoccupazioni sono condivise anche nel ramo delle macellerie dal presidente provinciale di Federcarni, Fabio Bonora: "La contrazione nel consumo delle carni è stata finora pesante, come dimostra la forte riduzione dei consumi di carne rossa, mentre quella bianca ancora si difende. Le abitudini dei consumatori cambiano facilmente e si riprendono invece molto più lentamente; come al momento dell'acquisto sono sempre molto attenti ai prezzi, così saranno allo stesso modo sensibili all'aumento delle imposte. La politica deve muoversi con più attenzione, calandosi maggiormente nelle problematiche di tutti i giorni. Un aumento delle tasse può trasformarsi anche con poco in una batosta. Si riduce la disponibilità economica dei clienti e complessivamente delle famiglie, ma anche quella delle aziende rischia di tendere... all'osso".

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